L’importanza di annusare, “usmare” dicono qui al nord è fondamentale per i rapporti umani, ma ce ne accorgiamo quando questo senso, tanto tralasciato dalla letteratura e dal parlare comune viene meno.

Orfani di ciò che ci collega ai ricordi, al calore di un abbraccio, a un focolare mai dimenticato, all’uomo che amiamo.

Già perché ogni rapporto umano importante nella nostra vita è permeato di profumo.

Io ricordo nitidamente quella alla violetta di mia nonna e il dopobarba di mio nonno.

E quando penso a mio papà mi risale nel naso il Dupont, che indossava solo nelle occasioni.

Mia mamma sapeva di mamma, buona e dolce come devono sapere le mamme. Non che non avesse un profumo, ma la sua vita dedicata soprattutto a noi prendeva il sopravvento e spesso dimenticava di metterlo.

Mi ricordo di quando venne a trovarmi in questa casa nuova, le avevo destinato un piccolo spazio nell’armadio di Silvia e avevo acquistato degli anelli profuma biancheria alla vaniglia.

Quando le stavo accanto sentivo quel profumo, lieve e quando lei dopo poco se ne andò, ogni qualvolta sentivo quell’odore era come averne ancora un pezzettino della mia mamma.

Per anni non ebbi l’ardire di lavare un maglione che era rimasto da me, intriso del profumo di quell’amore che solo lei sapeva dare.

Mi manca tanto in questi giorni insapori e scialbi, mi manca la sua accoglienza e il suo esserci così incondizionatamente che solo lei nella mia vita ha saputo donarmi.

L’importanza del profumo, ogni compleanno mi avvolgeva quello delle fresie, era sempre lei a comprarle, per me.

Ma anche del sugo la domenica mattina, dormivo fino a tardi come tutti gli adolescenti e detestavo svegliarmi con la puzza di cipolla sotto il naso o la salsa che ribolliva in tutta la cucina schizzando in ogni angolo.

Ora so che non era puzza, era anche quello profumo di amore, di casa, di serenità.

Il sabato era il brodo e nemmeno a dirlo, odiavo anche quello, non concepivo in età di fame vera, adolescenziale, quell’odioso sciacquastomaco.

In questi giorni in cui nulla sa di niente mi manca tanto annusare.

Vorrei perfino potermi inebriare dell’odore del mio cane dopo una passeggiata sotto la pioggia. Sarebbe la testimonianza che esisto.

Già perché questo ovattamento dei sensi crea un galleggiamento, uno stato di coma vigile su aspetti fondamentali della vita.

Un abbraccio diventa insapore, un pasto inutile, una passeggiata scialba.

Senza odori siamo monchi, privati, castrati da forti emozioni, quelle che ci fanno battere il cuore, legate alla prima pietanza mangiata con la persona che amiamo, dal suo profumo in cui ci imbattiamo in quell’abbraccio agognato magari a fine settimana dopo giorni di lontananza o a quel meritato bicchiere di vino, intenso, fruttato, soave, da condividere.

Sì anche i profumi si condividono, come una meravigliosa musica, danzano nel nostro naso e ci aiutano a comunicare: a dire al mondo che siamo vivi, ci siamo e vogliamo esserci ancora a lungo!