Ho pensato più che spesso, che la categoria delle maestre di scuola elementare fosse stata concepita come strumento di tortura per i genitori, soprattutto per le mamme, ovviamente più disponibili o forse, meglio dire vittime preposte, delle suddette.

Non è un caso se le cito al femminile, ho avuto a che fare, infatti, anche con un giovane maestro uomo e non era così …come dire? Cerco un modo di classe per definirle…rompipalle ecco, mi è venuto, come le arpie in gonnella.

Non so se ho già avuto modo di confessarlo in questo blog: ho la fortuna/sventura di avere tre, dicansi tre figli e quindi la metà della mia vita di mamma l’ho trascorsa anch’io tra i banchi di scuola.

Ricordo le incombenze delle elementari, oggi chiamate “primarie”, cambia il nome ma non la sostanza, come un vero incubo!

In autunno ad esempio, c’era lo spauracchio della foglia d’autore, esci col freddo, con tua figlia stanca dopo un’intera giornata trascorsa in classe e vai nel buio alla ricerca della foglia perfetta da incollare sul quaderno, un’idea davvero originale che dire? Fatelo 6 anni nel mese di ottobre per tre figli quanto fa? 18 anni di foglie morte, si morte diciamocelo, la foglia secca, color cacca di gatto malato da incollare sul quaderno, non è bella, è morta, stantia, andata, non ne concepisco il fascino! Perché non incollare una margherita che so’ “m’ama non m’ama” il 14 febbraio? Del resto è cosa nota che i bambini s’ innamorano dall’elementari, in incognito, ma sono tutti fidanzati inconsapevoli fin d’allora.

Poi segue la castagnata, anche lì al freddo nel cortile della scuola tra improbabili canti e padri volontari che “caldarrostano” il frutto per un interminabile pomeriggio; già perché altra caratteristica degli eventi scolastici è l’interminabilità.

Così i colloqui durano dalle 15 alle 20; le recite a teatro dalle 14 alle 18: canti, balli, danze, esibizioni in motoria, in inglese in arte culinaria, yoga e studio dei salmi ebraici, intere giornate: praticamente per un genitore, un lavoro!

In particolare la maestra di due su tre dei miei pargoli, amava farci autografare ogni cosa, la sera Silvia impanicata correva a dirmi che una pagina di quaderno non era stata da me siglata e che le sorti del mondo erano in pericolo per quella mia imperdonabile omissione.

Ogni avviso sul diario, ogni pagina di quaderno andava soppesata, valutata, firmata, a volte si dovevano anche dare risposte adeguate che la Gestapo era la banda Bassotti in confronto.

Poi i lavorini per Natale, non vorrai farti trovare impreparata? Chi di noi a casa non possiede nell’ordine: mollette in legno, gusci di noce, palline di polistirolo, nastri colorati, tulle di vari colori e poi carta velina, colla vinilica di Muciacciana memoria, tappi di bottiglia, cartoncini ondulati, insomma chi di noi non ha una discarica da mettere a disposizione delle virtuose e creative maestre?

Io, che sempre mi sono sentita una mamma inadeguata, sempre sotto il riflettore e lo sguardo diffidente, forse perché mamma del sud (?) correvo come un criceto nella gabbietta, da una merceria a una cartoleria per procacciare il tutto e soddisfare le ambiziose richieste, quando la lista era completa mi sentivo io quella promossa, mi davo un bel 10 e lode e mi appuntavo anche la medaglia sul grembiule!

Grembiule??? Panic panic, se la domenica sera ti accorgevi di aver dimenticato il lavaggio/stiraggio del grembiule? Si consumava la tragedia, a volte mi avvicinavo sorniona e sussurravo all’orecchio del malcapitato figlio di cotanta disgraziata “ domani quasi quasi non ti mando a scuola, ti va di passare la giornata insieme? Andiamo al parco, magari in bici..” Scegliere sempre il minore dei mali insomma.

Per la recita di fine anno davano davvero il meglio, l’asticella si alzava e le richieste diventavano il cappellino anni 30 del nonno, l’abito in pizzo della bisnonna, una botte di vino in legno di rovere, cesti, vassoi, lampade in stile liberty, cose da pazzi insomma!

Anche il corredino di inizio anno era spaziale, colori di ogni tipo, evidenziatori, pastelli, matite, quaderni a quadretti grandi, medi, piccoli, gomme, compasso e il goniometro? Non vorrai dimenticarlo, righelli e squadre non so quanti ne ho acquistati, che quegli spigoli di merda si scheggiavano sempre!

Tornavo con le cambiali a 36 mesi con la libreria e la lussazione della spalla per il peso dello zaino.

Confesso che l’ultimo giorno di scuola elementare dell’ultima figlia è stato uno dei più belli della mia vita, questo ricordo è quello di cui sono davvero grata a questa razza, non rara, di donne che ancora mi chiedo: ci nascono o ci diventano maestre?