Foggia è quella città in cui il caffè è servito sempre col bicchiere d’acqua;

dove “Signora non si preoccupi, lo scontrino lo fate dopo”

già perché il “voi” è segno di rispetto a Foggia.

Il marocchino si chiama espressino e le brioche cornetti e si servono a metà perché di dimensioni ciclopiche, quando le mordi pezzetti di sfoglia ti entrano fin nel reggiseno e tra i capelli, non è una semplice colazione, è un rituale, solenne e dai sapori unici.

Foggia è la città del vento, d’inverno gelido e sferzante, d’estate afoso, infuocato, ma sempre inquietante.

E’ la città nella quale quando gioca la squadra rosso nera, tutto si paralizza, scemano le differenze sociali in unico abbraccio tifoso.

La città delle polemiche inutili: la statua di bronzo, la sala Fedora in prestito, l’albero di Natale, la vigilia stile Ibiza.

Ognuno a Foggia è poeta, giornalista e scrittore.

E’ la città degli aperitivi infiniti con 20 portate e dei ritmi lenti;

di un mercato rionale profumato e chiassoso, caratterizzato da sapori che ricordano un’epoca ormai stanca e passata.

E’ la città nella quale quando ormai hai i ghiacciolini al naso e la brina tra i capelli ti chiedono “accendiamo un pò il riscaldamento?”

A Foggia ci sono le feste glamour e i bambini che tutto il mese di dicembre sparano raudi e mortaretti tra le gambe delle signore.

A volte sparano anche con la pistola, dai balconi, perfino i politici!

I sindaci si vendono a partiti lontani culturalmente e invisi al popolo.

La città degli anatemi del vescovo e della processione al venerdì Santo.

Non è bella, non è pulita, non è civile, ciò che era storico è andato quasi tutto perduto.

A Foggia si mangia, si mangia sempre, nelle case, fuori casa, ad ogni angolo, ed è tutto buonissimo!

Si presentano libri, si va a teatro, con file dall’alba per accaparrarsi l’abbonamento che fa tanto real vip

Si scimmiottano i centri commerciali per essere all’altezza, più che per esigenza.

Cantano anche i non cantanti ed espongono anche i finti artisti, a Foggia succede così.

Ma avete presente il sogno americano? Ecco Foggia rappresenta il suo contrario: nessuno, partito dal basso si migliora, nessuno si affranca dalla miseria in cui è, nessuno fa fortuna per merito, a Foggia, non si può, una sorta di maledizione l’avvolge e può solo haimè peggiorare.

Anche i benestanti, i colti, gli aristocratici, se esistono, ma forse meglio sarebbe chiamarli borghesi piccoli, molto piccoli, possono cadere in disgrazia e sparire, anche loro finire in un triste dimenticatoio, quando non in galera.

Un buco nero avvolge i suoi cittadini, chi più stanco, chi preso dallo scoramento, chi rassegnato e chi ormai indifferente, ma peggio, sempre peggio….

Eppure io che non ci vivo più da quasi 30 anni, sento ancora quell’appartenenza, ormai remota e di fronte alle immagini dei fuochi d’artificio, perché di questo si è trattato, dello scorso 31 dicembre, mi sono commossa e in quelle lacrime c’era la resilienza del foggiano onesto e perbene che avrebbe diritto a molto di più.