La polemica del periodo verte sulla “catcalling” in italiano: molestia di strada.

Alzi la mano chi non ha mai ricevuto lungo la via, un fischio o un apprezzamento! Si può definire violenza?

Forse si dovrebbero analizzare più elementi nella discussione.

La pratica, di stampo cafone e gusto quantomeno discutibile e volgare, può davvero infastidire; se diretta poi da un uomo adulto a una ragazzina può anche davvero turbare, spaventare, in quanto ignara delle conseguenze che quel “semplice” fischio possa comportare, potrebbe infatti temere per la sua incolumità.

Questo non è giusto, nessuno dovrebbe, libero in strada durante una passeggiata, temere che qualcuno possa approfittare del suo corpo, ciò è terrificante e anche primitivo.

Poi c’è un altro aspetto, direi di stampo femminista: perché fare degli apprezzamenti a una donna in strada, quindi che non si conosce? perché da noi ci si aspetta solo che si abbia un bel corpo, tette grandi e culo sporgente? Non rileva la competenza, l’intelligenza, la simpatia, l’empatia ecc., in sostanza ancora la qualità che un uomo cerca nel genere femminile, è la “figaggine”!

Ecco questo è avvilente e mortificante. Però a ben pensarci io la vedo come una violenza che gli uomini praticano a loro stessi: continuano a incorniciare il loro genere come dei trogloditi attirati solo dalle forme femminili, dal machismo mal riuscito, da un baratro di contenuti. In sostanza si condannano da soli.

La migliore reazione, quella che ho sempre esercitato anche io, è la totale indifferenza nei confronti di questo sport medievale. Non diamo loro troppa importanza e soprattutto non generalizziamo mai, ci sono uomini meravigliosi che non svilirebbero mai la donna, che si sappiano fare le dovute differenze!

E poi ci sono le donne…e già perché si fa un gran parlare di solidarietà femminile, di rispetto, ma poi le donne tra loro come si comportano?

Danno rilevanza alla loro intelligenza e alla loro capacità a parole ma poi nei fatti sono le prime a giudicarsi per quel seno rifatto, le labbra a canotto, i chili di troppo, i capelli ingrigiti e poco curati.

Ne sono l’esempio gli ultimi casi di body shaming, e si sa siamo anglofoni, la Incontrada, la Botteri, la Murgia e altre ancora, eredi forse del bagaglio di berlusconiana memoria: “Rosy Bindi è inchiavabile”.

Allora se le donne per prime si giudicano, ci giudichiamo, dall’aspetto, dalla cellulite, dalle borse sotto gli occhi, come possiamo pretendere di insegnare ai nostri figli che la bellezza da cercare è e rimane, sopratutto quella che non appare?