Inaspettata Umanità (22 dicembre 2023)
di Nelide Quarato
Era il 22 dicembre, in tanti erano già partiti, anche se la televisione aveva annunciato un rialzo termico inaspettato e malvoluto per i villeggianti delle Alpi, chi non ancora era giunto a destinazione si accingeva a chiudere i bagagli.
Altri invece viaggiavano verso il sud Italia, si recavano da parenti e amici, da mamme ansiose di rivedere quei figli che avevano lasciato la terra natìa in cerca di un altrove fatto di un posto di lavoro, un legame sentimentale, un futuro forse, migliore. Mamme pronte ad accoglierli con sughi ancora in cottura e dolci alla cannella, alberi di Natale addobbati e album di foto rispolverati per l’occasione.
Molti si affannavano a cercare quell’ultimo regalo da acquistare, i guanti per lo zio, una piccola trousse per la collega, oppure il regalo importante, per il figlio, il fidanzato, per la moglie, i più difficili da scegliere, soprattutto quando la crisi ha portato via la tredicesima in tasse e vecchi adempimenti lasciati sotto il tappeto.
Negli appartamenti una gran confusione: nastri, forbici, scontrini che svolazzano ad ogni movimento d’aria, quella pallina di Natale caduta dall’albero e avanzi di panettone, mangiati prematuramente, lasciati sui buffet, orfani dei canditi, cavati fuori con disprezzo dai bambini.
In alcune case già si cucinava per i sontuosi pranzi, le persone più libere, si concedevano un aspetto più accettabile affollando parrucchieri e centri estetici, a Natale le unghie devono essere laccate e preferibilmente di rosso, ma adesso va di moda anche l’oro, magari sull’anulare, poi colpi di sole rinnovati, e cerette che proprio non si può scambiarsi gli abbracci degli auguri, col baffetto.
Era il 22 dicembre e mentre tutto questo colore, scorreva intorno a me, io e pochi altri, ci recavamo a un funerale.
Paolo è un ragazzo giovane, poco più di un bambino, ha 15 anni e no non è morto sulla moto dell’amico, né attraversando la strada, non si è tolto la vita perché bullizzato a scuola e non lo ha portato via la droga, nemmeno è caduto sciando.
È un ragazzino che ha perso la vita come un adulto, lo ha strappato al mondo una malattia, un carcinoma non operabile.
Mentre il prete sussurra parole banali e inutili, forse pensando a quella sciarpa morbida ed economica che ha visto all’Oviesse, da portare alla mamma per Natale, ho vicino alcuni signori incravattati, reduci di sicuro da qualche stappo aziendale di quelli con L’Asti Cinzano che ti lascia il bruciore di stomaco per tutto il giorno. I loro pensieri saranno rivolti a budget da raggiungere, al collega da silurare, al regalo da portare all’amante prima della vigilia, per farsi perdonare l’ennesima, consueta assenza.
Questo pensavo che avrei trovato e visto, questo avevo scritto, prima ancora di andarci, e invece no, sbagliavo: la chiesa era così gremita, da dover stare in piedi in tanti, di fianco avevo ragazzini, come Paolo, studenti, ma anche genitori, insegnanti, uomini e donne intrisi di commozione, sinceramente affranti.
In questo 22 dicembre guardo la bara di legno chiaro, ci sono tante rose bianche a coprire il feretro e dalla prospettiva della mia scomoda postazione vedo su quelle rose la stella cometa che lampeggia, è evidente che aldilà c’è un presepe, ma lo si può solo immaginare e quella stella si erge su Paolo come fosse lui il protagonista di una natività, che nel suo caso coincide con la morte o con la sua Pasqua, per i credenti presenti, quelli la cui fede scagiona e forse comprende anche, questa terribile ingiustizia.
Guardo poi le sue tre sorelle, sedute al primo banco, accanto, ma distanti anni luce, i genitori, Luca e Giorgia, li conosco da anni, da quando erano ragazzi spensierati, da quando non immaginavano nemmeno che avrebbero avuto cinque figli, ma soprattutto che ad uno sarebbero sopravvissuti.
E poi Luigi, il gemello, ora l’unico maschio, quello superstite.
Il mio pensiero, in mezzo a questa inaspettata umanità, va a lui a quanto potrà mancargli la presenza fisica del fratello e penso a tutte quelle volte in cui si specchierà cercandolo disperatamente nella sua immagine!